
Lo squalo elefante nelle acque dell'Asinara
Si tratta di una delle escursioni più affascinanti per gli amanti
del mare e dell’isola, in quanto consente di osservare i diversi
paesaggi costieri, di apprezzare le improvvise variazioni
litologiche e morfologiche, e scoprire le numerose piccole
insenature sabbiose e le aspre e selvagge falesie rocciose.
L’escursione può essere organizzata contattando direttamente gli
operatori del pesca turismo e del charter a vela.
Lasciato il promontorio di Capo Falcone e superata l’isola Piana, ci
si dirige verso la costa granitica di Fornelli, nella quale si
individuano subito le strutture del Castellaccio e le ex diramazioni
carcerarie di Fornelli e, più a oriente, di Santa Maria.
Il litorale è costituito da costa bassa, con substrato sabbioso e
ciottoloso, a tratti terroso, con alcune depressioni di
retrospiaggia, in cui sono presenti degli stagni temporanei, con
formazioni vegetali dominate da salicornia. Il paesaggio è
caratterizzato dalla piana di Fornelli, il cui manto vegetale, in
passato costituito da seminativi e erbai, è rappresentato da specie
erbacee, utilizzate come pascolo, e limitate aree con macchia
degradata. Sullo sfondo svettano i graniti di Punta Maestra
Fornelli, 265 m, che emergono da un’area geologicamente omogenea che
continua sino a Cala di Scombro.
Partendo dal molo di Fornelli e navigando verso Punta Barbarossa,
Punta Lunga e Punta Li Giorri, si apre il panorama di Rada della
Reale, che mostra sullo sfondo le strutture edilizie della Stazione
Sanitaria e dei periodi sino a Trabuccato.
Le scogliere sono basse e interrotte da piccoli depositi sabbiosi,
estremamente frastagliate con le forme caratteristiche dei graniti:
conchi, tors, boules; particolarmente suggestiva la
formazione a tombolo presso Punta Li Giorri, e Cala Scalpellini,
dove è presente una cava granitica utilizzata in passato. I
contrasti di forme e colori tra il mare, le piccole spiagge, i
graniti e la macchia, rendono il paesaggio estremamente complesso e
con la morfologia tipica delle rias, che richiama il
paesaggio della costa gallurese.
Superata Punta Galetta, si delinea il cordone litoraneo sabbioso di
Cala Sant’Andrea, della lunghezza di circa 350 m, che separa uno
stagno retrodunale temporaneo che, nei periodi di massima
precipitazione, presenta un secondo bacino ed uno sbocco al mare; il
limite interno del cordone litorale d’alta spiaggia continua in una
duna stabilizzata da vegetazione psammofila ed una formazione a
ginepro e tamerici. La spiaggia è in ottimo stato di conservazione
ambientale, e rappresenta uno dei siti di maggiore interesse
scientifico e naturalistico dell’intera isola. Il cordone litoraneo
è in stretta connessione con la duna, lo stagno retrodunale, la
spiaggia sommersa e la prateria a posidonia.
Punta Sant’Andrea chiude verso nord una ria stretta, denominata Cala
d’Orata, che nasconde una delle piccole spiagge più belle e
suggestive di tutta l’isola.
Oltre si apre la ria di Cala Scombro di dentro, dove sono
localizzate un insieme di piccole isole di rilevante interesse
paesaggistico e naturalistico, denominate i Nani; tra le comunità
biologiche maggiormente rilevanti quelle relative all’avifauna, con
diverse specie nidificanti, e la vegetazione rupicola e di sabbia.
A nord la ria di Cala di Scombro di dentro è chiusa da scogliere che
continuano sino a Punta Marcutza. I fondali sono bassi e
caratterizzati da sedimenti sabbiosi e fangosi; la costa presenta
una vegetazione a macchia bassa e formazioni rupestri ed alofile;
nella parte più confinata sono presenti delle strutture di ormeggio
e un deposito per l’acqua, collegate alla ex diramazione di
Tumbarino, che si intravede nell’entroterra.
La costa ridiviene bassa nell’area di Stretti, tra le rias di Cala Marcutza e Cala Trunca, dove sono visibili i ruderi della
diramazione di Stretti, sorta nel 1918 ed abbandonata prima del
1960; la vegetazione è rada e costituita essenzialmente da specie
erbacee. All’interno della ria è presente una chiusa, realizzata per
la pesca.
Osservando l’altura di Monte Ruda, localizzata tra le piane di
Stretti e Campu Perdu, si riconosce la forte asimmetria dei
versanti, con coste alte a falesia in quello occidentale, con i
rilievi di Punta Cipolle Canine (144 m) e Monte Ruda (215 m), e
coste digradanti nel versante orientale (Punta degli Inglesi, Punta
Palma e Cala Stagno Lungo). La vegetazione è costituita
prevalentemente da gariga e macchia bassa, dominata da euforbia e,
in prossimità dell’Ossario, da un ginepreto.
Superata la ria di Cala Stagno Lungo, si riconoscono le strutture di
Campu Perdu (legate all’attività agricola) localizzate in un’area
pianeggiante, in cui sono ancora evidenti i campi utilizzati in
passato per le colture foraggere, attualmente con copertura erbacea;
all’interno si riconosce l’agglomerato di Campo Faro e, sulla costa,
le strutture del Lazzaretto, del Secondo e del Terzo Periodo
(Trabuccato).
L’area marina è caratterizzata dalla presenza di numerosi
affioramenti rocciosi denominati Scoglietti o Scogli Neri
per il loro colore, dove è localizzato un fanale costituito da una
torretta cilindrica.
La scogliera compresa tra il Lazzaretto e Trabuccato presenta alcuni
piccoli tratti sabbiosi e continua nel promontorio roccioso di Punta Trabuccato, caratterizzato da micascisti e paragneiss, che chiude a
nord Rada della Reale. La vegetazione è caratterizzata
principalmente da gariga e poche specie arbustive della macchia. Il
profilo è interrotto in prossimità della punta da una torre degli
inizi del XVII secolo; sono inoltre presenti alcune strutture
collegate alle precedenti attività agricole, tra cui una cantina
parzialmente scavata nella roccia.
Nel promontorio sono presenti le spiagge di Cala Trabuccato e Cala
Barche Napoletane, cordoni sabbiosi che delimitano la piana di Trabuccato, caratterizzata da pascoli e colture arboree con gli
appezzamenti utilizzati in passato per la coltivazione della vite.
Più a nord la costa è rocciosa a Punta Capone, Punta Gian Maria
Cucco e Punta Cannapilu, con ampi canaloni e vegetazione a macchia e gariga, sviluppata soprattutto nei versanti orientali; sono presenti
delle piccole insenature sabbiose, in cui l’elemento paesaggistico
dominante è dato dagli estesi depositi di banquettes di Posidonia
oceanica, strutturati in straordinarie forme modellate dal vento
e dal mare.
A nord della Spiaggia del Bianco si innalza la scogliera di Punta Gruzitta,
che comprende l’omonimo promontorio a migmatiti e
ortogneiss, caratterizzato da una costa ripida, con vegetazione a
gariga ed un elevato grado di naturalità. Si individua anche una
piccola insenatura sabbiosa, posta all’interno di una stretta
insenatura con fondali pure sabbiosi, chiusa a settentrione da un
promontorio dove domina la torre di Cala d’Oliva. Nella porzione retrodunale è presente un pioppeto (Populus alba); questa
cala è denominata “dei Detenuti”, perché qui venivano portati per il
bagno durante la stagione estiva.
Nell’insenatura successiva si apre la ria in cui è localizzato il
borgo ed il porticciolo di Cala d’Oliva (ricavato modificando la
parte terminale della ria) ed un’altra piccola spiaggia, in
prossimità della foresteria color rosso mattone.
Lasciata Cala d’Oliva, la costa si protende verso il promontorio
granitico di Punta Sabina, che rappresenta la punta più orientale
dell’isola. Risulta un’area ad elevato valore ambientale e
paesaggistico, costituita da un sistema di spiagge suddivise da
affioramenti rocciosi, tra cui Cala dei Ponzesi (nota come Cala
Sabina), Cala del Turco (caratterizzata da una spiaggia ciottolosa
ad alta energia) e, nella porzione più esterna, la piccola
insenatura sabbiosa denominata Cala Giordano, in cui sono presenti
importanti depositi organogeni (foraminiferi) che le conferiscono
uno straordinario colore rosa.
Dopo aver osservato alcune particolari morfologie del granito
costiero, doppiata Punta dei Corvi o del Tesoro la costa diventa
alta e inaccessibile sino all’area di Cala d’Arena, che comprende le
dune libere e stabilizzate della parte terminale del Rio di Baddi
Longa, con formazioni a ginepro nei due versanti della valle, e
vegetazione riparia a tamerici e cannuccia di palude lungo il corso
d’acqua.
Oltre Cala d’Arena e le sue due spiagge, le scogliere granitiche
riassumono la loro conformazione alta e quasi inaccessibile, ad
elevato grado di naturalità, con ampi tratti di roccia affiorante e
con una vegetazione costituita prevalentemente da gariga.
Nel promontorio più settentrionale a Punta dello Scorno, è
localizzato (a 51 m d’altezza) il faro, edificio bianco a tre piani,
sul quale è presente una torre cilindrica.
Doppiata Punta dello Scorno, superata la piccola insenatura di Porto Mannu, la costa, sempre alta e inaccessibile, presenta rocce
differenti, caratterizzate da micascisti e paragneiss con ortogneiss
e anfiboliti; le falesie sono le più alte di tutta l’isola e, in
prossimità di Punta Cazzamala, raggiungono i 200 m: si tratta
dell’area più selvaggia dell’isola.
Le falesie in effetti caratterizzano tutto il versante occidentale,
assumendo forme straordinarie come a Punta Grabara, lasciando solo
piccoli tratti di costa bassa come in prossimità di Campu Perdu
(Porto Mannu della Reale), e riprendendo subito dopo con le
scogliere di Punta Ruda che si collegano, una volta lasciati gli
isolotti del Candeliere, con le falesie di Punta Tumbarino e Punta Agnadda, localizzate tra Punta Sa Nave e Cala Scombro di fuori.
Queste falesie sono caratterizzate da una costa alta a micascisti e
paragneiss, dove il colore scuro è spesso interrotto da filoni pegmatitici di colore più chiaro. L’area presenta una vegetazione
rupestre ad elevato grado di naturalità, che raggiunge le densità
maggiori nella parte centrale e lungo le linee di frattura. La costa
assume un grande fascino e l’asprezza delle falesie viene interrotta
dalle numerose insenature, come quelle di Cala Galanza in prossimità
di Punta Pedra Bianca e, più a sud, del Porto Mannu dei Fornelli.
Doppiata Punta Salippi, lasciata l’area di sosta della Postazione e
le spiagge di Cala Spalmadori, con il passaggio dei Fornelli si
chiude il periplo dell’isola. |